"Da quando sono al mondo" - quel da quando mi pare gravato di un significato così spaventoso da diventare insostenibile.
Noi non corriamo verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante.
La prova migliore di quanto l'umanità stia regredendo è l'impossibilità di trovare un solo popolo, una sola tribù, in cui la nascita provochi ancora lutto e lamenti.
So che la mia nascita è un caso, un incidente risibile, eppure, appena mi lascio andare, mi comporto come se fosse un evento capitale, indispensabile al funzionamento all'equilibrio del mondo.
Aver commesso tutti i crimini, tranne quello di essere padre.
Il vero contatto tra gli esseri si stabilisce solo con la presenza muta, con l'apparente non comunicazione, con lo scambio misterioso e senza parole che assomiglia alla preghiera interiore.
[...]ogni malessere non è altro che una esperienza metafisica abortita.
Ho tutti i difetti degli altri, eppure quello che fanno mi pare inconcepibile.
Avremmo dovuto essere dispensati dal trascinare in corpo. Bastava il fardello dell'io.
Era al di sopra di tutti , ma questo non dipendeva da lui: aveva semplicemente dimenticato di desiderare...
Esistere sarebbe un'impresa assolutamente impraticabile se smettessimo di attribuire importanza a ciò che non ne ha.
Talvolta si vorrebbe essere cannibali, non tanto per il piacere di divorare il tale il talaltro, quanto per quello di vomitarlo.
Non volere essere più uomo. .. sognare un'altra forma di degradazione.