L'alcol ha sciolto la lingua dall'algidità nordica.
Parli come mai fatto prima, ti ascolto tra stupore ed incanto.
Annaffierei con litri di alcol le rigide corde vocali racchiuse nella tua gola. Le presenze intorno si annullano, i nostri discorsi due pietre incastrate in silenzi atavici.
Sostieni le mie parole siano frutto di lucido studio. Lo pensi dei miei racconti.
Nella testa la promessa di non scrivere per te mai più nulla.
Non ti onorerò con parole adamantine, parole che i tuoi occhi vedono crescere sotto impalcature di razionalità.
La scrittura razionale è acqua che scorre su un corpo nudo, la mia fuorisce da uno squarcio irreparabile di vita. Non potrà mai scorrere fluida sulle tue labbra perchè è formata dal fango che porto dentro.
Non c'è rabbia. Il cuore si è fracassato su un pavimento di delusione.
La dura certezza si è rotta contaminandomi con il velendo del dolore.
Non hai amato la parte migliore di me, la pietra viola secernente parole, la roccia su cui mi graffio per rinnovare la pelle.
E' la sola parte afferrabile, l'unica che sento pulsare di splendida luce tra marcescenti carni.
Vorrei tu l'amassi come altri hanno fatto, che per ella provassi un amore simile al mio.
No, non voglio più e chiedo lacrime a cancellare il desiderio.
12 Luglio 2012