Grandi gocce di rugiada scorrono giù da gli angoli, gli occhi sono fiori appassiti carichi di acqua il cui peso diviene insostenibile. Ogni lacrima porta dentro una ferita impossibile da vedere a chi non l’ha generata.
Il luogo di consolazioni e discordie è il letto su cui la luce del mattino porta energie per nuove albe, l’oscurità della sera rivela solo la tristezza in cui affoga l’irrisoluzione quotidiana.
Emerge sempre la ferita dell’abbandono in una terra sconosciuta, il taglio netto con le ancestrali energie, il susseguirsi di parole che divengono solo grovigli con le lacrime.
Provo a scioglierle portandole al Tuo orecchio, scivolano sul pavimento poiché sei impenetrabile. Tra le mie mani, che ansiose le raccolgono, divengono sempre più scure. Ho le mani imbrattate e il cuore colmo di lacrime, pronto a spingerle in ogni cellula, galvanizzandole con tutto il suo malessere.
Durante questa mia sottile attività, crolli nel buio, finché sospeso fra tele oscilli tra il vuoto e le tue ragioni.
Resto sveglia a dilaniare gli occhi con lame, a martoriarli, per impedirgli di vedere la distruzione del castello rutilante della nostra vita. Scaglierei tutta la rabbia che hai innescato in me, la butterei fuori come fiamme di drago, ma ho solo lacrime. Nient’altro.
Ti donerei gli strumenti per recidere e liberarti da cordoni che ti vincolano, condizionano. Hai la mente dentro un loop ossessivo, il frastuono che produce non fa sentire altro.
Sei un bruco cristallizzato dentro la sua crisalide. Hai arrestato ogni processo, hai travolto tutto con il bolo dell’insano lavoro. Hai travolto i nostri abbracci, hai travolto il nostro amore.
Hai travolto le palpebre costringendole ad una chiusura serrata, cieco vivi. Non vedi neppure la lenta morte a cui mi stai condannando. A cui condanni te stesso.
Modena, con la sua struttura circolare, l'avrei vista anche più volte dall'alto di un aereo decollato da Bologna e diretto a nord; l'avrei immediatamente riconosciuta per la torre della Ghirlandina e per il colore dei suoi tetti e sempre, schiacciando il naso sull'oblò, mi sarebbe accaduto di ripensare a quel periodo, un pò selvatico, in cui la Via Emilia era la prateria delle mie scorribande solitarie e le sue città erano i luoghi e le mura di un mio desiderio giovanile.
Un weekend postmoderno - Pier Vittorio Tondelli