Bussa ancora alla mia porta, le nocche insanguinate, il solito volto angelico, il cuore nodoso.
Dalla stanza più interna non sentivo nessun suono, solo il ritmico sbatter d’ali nere. Ogni piuma è caduta, l’Angelo era un demone.
Le pareti sono macerie, mi rifugio in altre stanze.
Da qui posso sentire. Mi avvicino alla soglia, scruto, ascolto, ma non permetto che venga varcata.
Ha resistito alle afose estati e ai gelidi inverni. Perché si ostina a rimanere? Vuole lenire le mie ferite o imbrattare con arroganza ed egoismo la mia dimora diroccata?
0 responses to " "
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)