Dimmi, per favore, che razza di assurdità è il
fatto che non sei qui? Che razza di cretinata è il fatto che in questo momento
non Ti posso baciare, che non mi posso stendere accanto a Te, che non Ti posso
accarezzare, eccitare ed eccitarmi di Te, che non Ti posso eccitare con la
bocca fino all’orgasmo e sentirTi nel ventre e poi ridere insieme a Te del
fatto che la barba Ti puzza a tal punto che il bigliettaio in tram avrà un’erezione
quando Ti bucherà il biglietto, che non ti posso dare da saccheggiare tutto il
mio corpo dalle tette alla fica fino al culo perché Tu Te le fotta
completamente, e obbligarTi, con la lingua abilmente introdotta nel culo, a
venirtene con il volto deturpato in una smorfia, che non Ti posso sentire
dentro di me quasi immobile in una bruciante tenerezza d’amore tesa fino al
sentimento, che non Ti posso schiacciare l’uccello tra le tette e pulirle poi
orgogliosamente dallo sperma appiccicaticcio? Perché, per la miseria, non c’è
la Tua lingua nella mia fica, quando tanto fortemente e con veemenza ce la
voglio, perché non avverto il solletico doloroso dei Tuoi morsi sulla pianta
dei piedi, perché non posso mostrarti il culo perché Tu lo sfondi, lo morda, lo
picchi e lo cosparga di sperma, perché non posso stare distesa accanto a Te e
parlare con Te di qualsiasi cosa – della filosofia del sesso degli angeli – con
naturale confidenza uno accanto all’altra e nel frattempo farTi una sega giusto
così, per eccesso di vitalità?
Perché non posso spompinarTi e portare in bocca lo
sperma alla Tua bocca perchè Tu lo inghiotta e Ti si blocchi un attimo in gola
per via del suo sapere penetrante, che mi rimane sempre a lungo sulla lingua, sicché
qualsiasi cosa mangio ha il sapore di un prodotto del Tuo uccello, e quando
mangio pane e burro il sapore sembra quello di una scopata? Perché non posso
metterTi con le spalle a terra e ficcarTi le tette in bocca perché Tu le ciucci
con l’espressione di un lattante, a occhi chiusi e schioccando gustosamente la
lingua sul palato? E perché poi non posso inginocchiarmi sopra di Te con la
fica ben irrorata di sangue per l’arrapamento, e lasciarTela leccare e
rovistare con le mani fino a che tutto il corpo ha una contrazione per lo
spasimo e Ti piscio in bocca perché tutti i muscoli hanno ceduto?
Perché non sei qui per mettermi a pancia in giù e
disegnarmi con le unghie sul culo decorazioni simili a quelle delle uova pasquali
fino a farne zampillare piccole gocce di sangue? Gocce che si trasformerebbero
in croste che sentirei sul culo per molti giorni ancora? Perché non sei qui a
farmi un succhiotto nell’incavo della scapola, un succhiotto che mentre lo fai
mi fai irrorare di sangue la fica fino a farla diventare dura come pane secco,
tanto da fare rumore mentre scopa?
[...] perché non siamo poi distesi vicini, sazi e
soddisfatti fino a grugnire, non ci teniamo per mano e non chiacchieriamo, non
scopiamo poi di nuovo, questa volta con normalità così assoluta che ci è quasi
estranea, io di sotto con le gambe alzate e Tu sopra di me al ritmo regolare di
una posizione angelica nella quale è
possibile baciarsi e l’unica perversione
è la perversione delle lingue che si toccano, uno scopare che dura a lungo, ma
non è faticoso e nel quale c’è la vicinanza più palpabile e più grande, uno
scopare il cui ritmo è a tratti interrotto dalla quiete affinché il culmine venga
rimandato di un altro istante, e non si tratta di parsimonia e la cosa avviene
con l’accordo naturale di entrambi, uno scopare nel quale ci tocchiamo coi
corpi così a lungo da appiccicarci e lo spazio tra noi due è così esiguo che
non riusciamo neppure a infilarci una mano e a accarezzarci, uno scopare nel
quale si insinua un po’ di convulsione solo poco prima di giungere al vero e
proprio culmine.