Mi separo dal circostante, resto lontana dai tessuti imbrattati di polvere di falsità che veste la gente. Disgustata evito il contatto da anni, lascio che a toccarmi siano solo tessuti cerati sui quali far scivolare silenzi colmi di rancore, invidia.
Preferirei il suono di parole che si frantumano sull'asfalto per mostrare al meglio la cerea pelle.
Assisto a metamorfosi di volti umani, divengono simili a serpenti, lunghe lingue scorrono tra natiche dorate. Sperano anch'esse di divenire color dell'oro.
Visioni nauseabonde, conati di vomito, la testa piena di dissenso.
Tutto appare un turbinio. Un vorticare di miasmi e immagini infette a cui non farò mai parte, non c'è banchetto virulento a cui desidero unirmi, ho già testato i morsi di falsi denti sulla carne e dall'impronta è nato nuovo derma.