Recensione del libro
Il cacciatore di anoressiche di Marco Mariolini
Mi sono interessata alla storia di Mariolini dopo aver visto “Primo amore”, film di Matteo Garrone.
Marco Mariolini non è uno scrittore, lo precisa più volte nelle pagine del suo unico libro, ma è un uomo che rivela la sua personalità più oscura e mediante la scrittura emergere un grido di aiuto. Molti definiscono Il cacciatore di anoressiche un libro di autodenuncia, nel leggere io sento solo l’urlo disperato di un uomo che con lucidità vede ed esamina una parte di sé che non riesce zittire, a domare.
La narrazione inizia con i ricordi più remoti dell’infanzia, con la descrizione dell’ambiente familiare, il ruolo soffocante della madre la quale teneva sotto controllo casa e figli, le esagerate aspettative scolastiche nei confronti di un figlio che primeggiava in classe.
Marco cresce e l’attrazione verso corpi scarni si manifesta più marcatamente nell’adolescenza, indistintamente sulla sessualità. La magrezza è il solo magnete.
Successivamente l’interesse ricade su soggetti femminili e così conosce la futura moglie. Pur avendo un peso non ridotto la sposa concordando un dimagrimento. In quel periodo divine un antiquario economicamente agiato, riesce ad avere due figli ma la vita sessuale con la propria moglie si riduce drasticamente perché solo un corpo veramente magro riesce a procurargli l’eccitazione.
Ci sono altre donne di cui egli è attratto, con alcune ha storie più o meno brevi, l’unica costante è il peso, il poter vedere l’apparato scheletrico, il percorso venoso.
Mariolini inizialmente non conosceva bene l’anoressia, identificava quelle donne come semplicemente magre, racchiudendole in un profilo psicologico che definisce tipico della malattia.
Considera la propensione verso donne magre una perversione. Cerca una cura, frequenta psicologi e psichiatri, talvolta con ricoveri spontanei in reparti di psichiatria.
Nella costante ricerca di donne rispecchianti i suoi canoni di peso conosce Monica, nel libro viene chiamata Barbara. Anche lei come la moglie non è abbastanza magra ma tra i due si sviluppa un vero rapporto amoroso. Concordano insieme il dimagrimento ma lo svolgimento della storia ha la conclusione tristemente conosciuta.
Mariolini autodefinisce una perversione l’attrazione verso la magrezza, ad indurlo ad associarla al senso di patologico è un senso di colpa derivante dall’educazione materna ferrea.
Ne sono la dimostrazione le esperienze con alcune donne che vengono raccontate nella parte finale, in cui sopraggiunge sempre un senso di frustrazione e bisogno di consolazione.
Monica era ancora in vita quando il libro venne pubblicato, sarebbe stato interessante ampliare l’ultima edizione con intervista o un resoconto su quanto accaduto.
Ciao, ti ringrazio ancora per essere passata da me.
Ero all'oscuro sia del film che del libro, e mi sembra una storia disturbante certo ma affascinante. La magrezza esagerata ci viene sempre raccontata dal punto di vista femminile (non sono magra, non sono attraente, mi vergogno a mettermi in costume ecc) mentre qui parla un uomo, che invece di un seno sodo preferisce la vista delle costole.
Sono attratta dalle storie disturbate, le cosiddette 'fuori dalla normalità' e folli, mi piacerebbe leggerlo. Se non ti dispiace ti ho aggiunta su aNobii e se scambi ebook ti manderò la lista al più presto.
Grazie mille, ciao.