Occhi impastati dal sale delle lacrime. Grumi serrano le palpebre. Uno schiudersi difficile. È la spinta di un feto via dall’utero.
Risveglio: giornata funerea.
Cenere ondeggiante sul piano marino. Sidereo silenzio ed eterno grigiore. Gelida aria sprizza nelle nari con la rapidità di un proiettile, esplode polvere da sparo nelle cavità polmonari. L’umida terra ha trasmesso nel sonno il dolore dell’acqua. Riemerge il ricordo di una luce nel mondo, una vita passata in cui essa infondeva vita con il suo calore.
La nuova vita non ha luce.
Scende la pioggia da un cielo senza inizio, trascinando negli interstizi della terra il viscoso liquido che mi ha protetta nella quiescenza. Ricrescerà la pelle, cesserà di ardere la carne nuda e purpurea.
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