Un urlo abbatte le pareti
volteggiano nel vento come cartone.
Le lacrime lambiscono la pelle
si diramano dappertutto
riflettono il reticolo venoso all'interno del corpo umano.
I vestiti bevono
madidi aderiscono alla pelle come sotto un acquazzone
si decompongono
amorfo materiale cade come la vecchia corteccia di un albero.
Il vento raggela,
mi sbaglio… è l’assenza di te.
Un’intensa fitta al cuore mi fa sperare che un’invisibile lancia mi abbia trafitta
mi accascerò a terra e foglie secche occulteranno l’assassinio.
L’accrescersi del dolore ad ogni respiro mi rende consapevolmente viva.
Nuda
ripiegata su me stessa, mi nascondo per la vergogna.
La rete lacrimale si diffonde senza sosta
soffoca.
Sono un pagliaccio deriso dal suo unico spettatore.
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