Per caso trovo la meravigliosa musica di Corelli accompagna dalle immagine di un luogo dove parecchi minuti della mia vita si sono sommati in ore, di attesa e pensieri.
Tappeti fluidi di parole, dense, pesanti. Il desiderio di ritornare fra le mie cose, i miei affetti.
L'odore di tristezza ed abbandono mi accoglievano sin dalle scale, fredde, mute. Il silenzio che non sa di città. E poi arrivava la metro, portandomi via con la sua corsa sotterranea, sputandomi nella luce, nel grigiore dei cieli invernali, nel silenzio dei pescatori, nel vocio estivo dei bagnanti catanesi.
Sempre le stesse onde a toccare la crosta nera delle rocce.
E quando, al mio arrivo in città attendevo che la metro mi portasse al Borgo, l'abbattersi delle onde, dolce o impetuoso, incantava il mio sguardo, che non desiderava altro che restare lì, a mirare l'incontro di due elementi tanto differenti.
2 responses to "La follia, di Corelli"
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E' una delle cose più belle che ho mai letto.
E non so perché te lo sto dicendo.
Tu probabilmente non mi crederai.
Io intendo nel modo in cui è stata scritta.
Mi ha toccato una corda dentro facendola stridere in maniera incredibile. L'eleganza dolorosa e la costruzione arcuata delle parole e dei periodi. Composti tra loro in un'armonica e melodiosa dissonanza che graffia e accarezza insieme.
Le parole sono le mie bambine, le mie amiche migliori.
La cosa più bella da possedere.
Tu la possiedi io credo.
Tu le ami come le amo io.
Le parole sono diamanti, brillano, ma tagliano.
Sono lame che affondano nella carne, emorragia, liberazione, catarsi, distruzione, rinascita.
Si, anch'io le amo. Sono lo strumento migliore che il mio animo potesse trovare.