"Il tennis è lo sport in cui parli da solo. Nessun atleta parla da solo come i tennisti. I lanciatori di baseball, i golfisti, i portieri borbottano tra sé, ovviamente, ma i tennisti parlano con se stessi – e si rispondono. Nella foga di un incontro, i tennisti sembrano dei pazzi per la strada, che farneticano, imprecano e dibattono accesamente con il proprio alter-ego. Perché? Perché il tennis è uno sport così maledettamente solitario."
"Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita."
"Ho interiorizzato mio padre – la sua impazienza, il suo perfezionismo, la sua rabbia – finché la sua voce non mi sembra la mia, è la mia. Non c’è più bisogno che papà mi torturi. D’ora in poi posso farlo da solo."
Il paesaggio nei pressi di Molveno |
Arrivati al lago un vento gelido ad abbracciarci |
Giunti alla prima metà del percorso |
Il meraviglioso paesaggio al termine del giro |
Trento vista da Sardagna |
Monte Bondone |
Incontri lungo il sentiero dei castagni |
Tronco dalle sembianze di uccello |
Un pezzo di vita sgretolata
Sentire il nulla che tra le mani viene stretto
Sul ciglio della strada il vuoto mi abbraccia
Incurante dell'arrivo di pioggie incessanti o abbacinanti albe
Compongo numeri per non amare il tepore del nulla
Allontanarmi dall'incuranza che mi alletta
11 Ottobre 2012
"Cominciava ad avere freddo. Quando smette di piangere, le vien freddo. Poi mal di testa. Ha messo una mano sul tavolo, perchè io la scaldassi. Io ero arrabbiato e ho fatto finta di non vederla. Ma quando stavamo per andar via, le ho detto: Lì c'è la tua mano. Non te la dimenticare. Poi mi sono pentito. Ma a quel punto era troppo tardi. Non le ho telefonato per tre giorni. Lo so che lei è lì che aspetta, cammina avanti e indietro, piange e aspetta. Ma non osa telefonare. Io l'amo. Ogni volta che penso a lei mi prende una tristezza. Poi avrei voglia di scaldarla. Non potre mai tradirla. Inoltre mi ama troppo."
"A letto, si tiene un cuscino sul petto. I cuscini sono una buona cosa per chi è solo. Con un cuscino si possono fare due morbide ginocchia. E anche un morbido braccio che stringe il corpo. Nessuno ha un braccio morbido come un cuscino, nè così caldo, perchè si può farlo caldo quanto si vuole. Il braccio lo riscalda e lo fa sentire meno solo."
"E' che il suo viso e la parte anteriore del suo corpo possono talvolta dare una sensazione di solitudine e di un silenzio che in genere solo una schiena può dare."
"I genitori vivono una vita più impura di quella dei loro figli, perchè si perdonano tutto. Arrivare a perdonare tutto a se stessi e praticamente niente ai propri figli è il grande vantaggio che "l'esperienza" concede agli uomini. Quello che i genitori chiamano esperienza non è altro che il tentativo, riuscito fino al limite del mero cinismo, di negare tutto quello che avevano sperimentato di più puro, più giusto e più vero in gioventù. Loro stessi non si accorgono dello spaventoso cinismo implicito in questo continuo parlare dell'"esperienza" come del massimo obiettivo della vita. Si accorgono soltanto dell'"inesperienza" dei loro figli, cioè di quella mancanza di esperienza che si chiama purezza e onestà, e questo li irrita. E quando sono irritati scaricano la loro irritazione sui figli, e questo lo chiamano "educare". Perchè che cos'è l'educazione, se non il tentativo di genitori irritati di soffocare nei figli quello che riconoscono in se stessi? Se non sono irritati, si atteggiano a superiori, superiori perchè con ipocrita fierezza si fanno vanto della loro grande esperienza della vita, come se ci fosse davvero qualche motivo di rispetto e di ammirazione nell'aver distrutto la parte migliore di se stessi."
Un'estate partita male, pochi libri letti, un feto letterario cullato ancora nella quiescenza, non per mancanza di ispirazione ma di isolamento mentale o ancor più fisico. Non si sono alzate le barriere che han dovuto difendere da suoni familiari, ansie e doveri.
Erano sempre sotto un lembo di pelle infiammata le parole, il tempo materiale ad accarezzarle per lasciare spazio ad altre necessità.
C'è stata anche un'occasione perduta, la rivolta. Il macigno greve del dovere, la leggerezza del corpo scrollato dal pianto. Pochi istanti e torna la frustazione di arginare potenziali, assecondare desideri familiari per essere l'unica a non deludere, mai.
E' avvilente il ritorno in un luogo in cui ogni capacità non ha valore. L'ambizione diviene una malattia da soffocare.
Trovo ridicolo e involontariamente geniale il modo in cui gli incapaci riescano a conquistare isole nuotando nella trascuranza.
Convivenze parassitarie da sopportare, individualismo represso.
Devo distrarmi per impedire alla sopraffazione di tagliuzzarmi gli occhi ogni giorno.
Consolazione e rabbia i giorni trascorsi in Trentino. I piedi infossati nella terra, sotto il peso plumbeo dei mesi che ci separeranno ancora.
Gli alberi divengono orfani di foglie, le terre bruciate per esser preparate alla semina. Nella trasformazione, in cui tutto appare morente, per le piogge esala l'olezzo della vita madida di placenta. E' un pullulare di organi, di sensi. Divengo ricettiva, famelica fame di immagini tormenta villi intestinali pronti ad assorbire, il sangue diviene inchiostro con cui tingere le mani.