"Il tennis è lo sport in cui parli da solo. Nessun atleta parla da solo come i tennisti. I lanciatori di baseball, i golfisti, i portieri borbottano tra sé, ovviamente, ma i tennisti parlano con se stessi – e si rispondono. Nella foga di un incontro, i tennisti sembrano dei pazzi per la strada, che farneticano, imprecano e dibattono accesamente con il proprio alter-ego. Perché? Perché il tennis è uno sport così maledettamente solitario."
"La mia impugnatura è personale quanto le mie impronte digitali, un sottoprodotto non solo della forma della mia mano e della lunghezza delle mie dita, ma delle dimensioni dei miei calli e della forza della mia presa. Roman ha un calco della mia presa, che applica alla racchetta. Poi l’avvolge con pelle di vitello che batte per assottigliarla fino a ottenere la larghezza voluta. Un millimetro di differenza, verso la fine di un incontro di quattro ore, può essere fastidioso e irritante quanto un sassolino nella scarpa."
"Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita."
"Mio padre ha alzato il nemico di quindici centimetri rispetto all'altezza regolamentare, per renderlo ancora più difficile da evitare. Se posso scavalcare la rete alta di mio padre, pensa che non avrò problemi a superarla un giorno a Wimbledon. Che io non voglia giocare a Wimbledon non ha importanza. Quello che voglio io è irrilevante."
"Ho interiorizzato mio padre – la sua impazienza, il suo perfezionismo, la sua rabbia – finché la sua voce non mi sembra la mia, è la mia. Non c’è più bisogno che papà mi torturi. D’ora in poi posso farlo da solo."
"Nel momento in cui la palla esce dalla mia racchetta, dalla mia bocca esce un suono puramente animalesco. So che non emetterò mai più un suono del genere, né colpirò mai più una palla da tennis così forte o con maggiore perfezione. Questa è l’unica pace: una palla colpita in maniera impeccabile. "