L'abbandono che sento. Ora. Dopo quanto è successo. Il senso d'esserne vittima. D'essere orribile. L'amplificazione a dilatarmi la solitudine. Diventa una macchia indelebile. La vesti quasi fosse il tuo abito della domenica. Quello coi nastri nel collo. T'appende. T'impicca lontano da tutti. Nel regno dei crocifissi. Hai il marchio. Quasi fossi una vacca da carne in attesa del boia che ti costringe in ginocchio. Ti spara alla testa. Senti ciò che per te è stato scelto. Nascere e sentire in maniera costante la morte. E non sai se sei nata. Se non è mai successo. Sai solo una cosa per certo. Dovrai soffrire per sempre moltissimo. Tu sei il prescelto con la sensibilità devastante. Qualsiasi cosa succeda la sentirai il doppio. Qualsiasi cosa tu veda la vedrai in modo perfetto. Distorta quel tanto che basta per andare oltre alla forma. Sai tutto. Conosci il dettaglio. Non puoi negarti. Neppure un po' illuderti. Hai un programma che t'hanno installato quando eri nel ventre. Per raddoppiarti l'ascolto. Ti parla qualcuno alle orecchie. Ti dice come stanno le cose. Per filo e per segno. Hai una lucidità che t'acceca speranze. Per questo poi se ti pensi contrapponi a ogni cosa il suo opposto. Per compensare la lucidità con la nebbia. Sai tutto. Sai tutto. Sai tutto dio cristo. Sei uscita dalla fica. E’ successo. Hai appreso ogni cosa in pochissimo. Ho cercato d'illudermi. Ora smetto di farlo. Perché credevo realmente alla rinuncia. Che fosse possibile appendere al chiodo le armi. Un po' arrendersi a questa lotta che è l'esistenza. Chiudere gli occhi. Dirsi ora smetto. Smetto con la sofferenza. Anestetizzo la mente. Mi metto a posto. Entro nel mio rifugio e poi attendo il completamento del mio passaggio. Mi trovo un uomo come fanno le altre e dimentico. Dimentico il destino bastardo che mi ha distrutto strappandomi tutto. Ridotto a un niente. L'accetto. Cos'altro mi aspetta. Dai forza dimmelo. Se mi chiedi cosa provo rimango in silenzio. Sto zitta. Ti guardo per ore e vorrei solo mi trasformassi. Cancellassi la storia. Ridisegnassi ogni cosa dal giorno del parto in cui sono uscita. Nell'aria. Gridando. Non sono cattiva. Nemmeno meschina. Ho la violenza di chi sa pensarsi. Perché questa vita è un revolver che ti devasta la faccia.
Revolver - Isabella Santacroce