Domani parto.
Vesto una tranquillità che non è mai stata della mia misura, che improvvisamente non stringe più sulla pelle, non rischia di lacerarsi.
Mi sono divincolata tra la rete angosciante delle ansie altrui, ne sono uscita illesa, strafottente.
Voglio ricominciare a stringere la vita con le mani, risentirla mia, riconsiderare ogni evento un dono, anche quelli affilati per l’anima.
Al mio arrivo, tra i volti anonimi della gente, il suo sorriso sarà la luce che mi colmerà di gioia.
"La tenerezza la invase, e fu lei ad avanzare verso di lui e offrirgli la bocca. E allora lui la baciò, con le mani sul suo seno. Elena sentì i suoi denti, sulla gola, dove palpitavano le vene, mentre lui la baciava tenendole le mani intorno al collo come se volesse staccargli la testa dal resto del corpo. Elena fu invasa dal desiderio d essere posseduta intensamente. Lui la svestì baciandola e gli abiti le caddero intorno, mentre stavano in piedi, con la bocca ancora contro il viso, la gola, i capelli.
Le sue carezze erano strane, a volte dolci e struggenti, a volte appassionate, violente, come lei le aveva immaginate quando i suoi occhi l'avevano fissata, le carezze di un animale selvatico. C'era qualcosa di animalesco in quelle mani che la percorrevano tutto il corpo, che le afferravano sesso e peli insieme, come se volessero strapparglieli a forza dal corpo, come se stessero afferrando una manciata di terra e d'erba insieme.
Chiudendo gli occhi, Elena aveva la sensazione che lui avesse molte mani, che la toccavano ovunque, e molte bocche, che scivolavano veloci su di lei, con i denti aguzzi come quelli di un lupo che affondano nelle parti più carnose del suo corpo."
...tratto da Elena (Il Delta di Venere - Anais Nin)
"Dio mio, spiegami amore come si fa ad amare la carne senza baciarne l’anima."
L'angoscia di un sogno. Un passato indelebile parallelo fiancheggia chi non dovrebbe. E' un costante paragone, il loop di vecchie immagini, il tormento famelico. Era solo un sogno direbbero.
Era denso di paura, di un'ansia che mi accompagna ancora da giorni; come se uscendo di casa potessi trovarlo dinnanzi a me proprio come nel mondo onirico in cui qualche notte fa mi ha cercata. Si annunciano nei miei sogni inquieti arrivi. Proprio come lo scorso anno che sognai il mare fra le case del paese, il suo ritirarsi, il senso incolmabile di vuoto, al risveglio il bisogno di catarsi, di rinascita. Quella sera la tua presenza tra la gente.
Non c'è più posto, neppure tra gli spazi neri della notte.
Ti ho estirpato dalla mente come si farebbe con un'infestante che sottrae nutrimento alle coltivazioni.
Il posto nella testa adesso è per qualcun altro.
Nei discorsi chiusi tra le pareti della testa, quando si parla di te, c'è sempre un prima ed un dopo. Una lama ha scisso un percorso che avrei voluto tutto nostro, una strada da cui potessimo ammirare ogni colore. Invece una patina grigia ha occultato la bellezza che spettava ai miei occhi. Ho smesso di vedere ciò che prima consideravo nostro. Niente ci appartiene, siamo due esseri non legati. Ciò che è tuo non può esser mio. Non mi riferisco a cose ma a emozioni, a vorticose vibrazioni che si sentono sulla pelle, rare; ma una volta sentite diventi consapevole di cosa sia la gioia. La vera Gioia.
Non riesco a sentirti, è spesso il vetro che separa la mia anima afflitta dalla tua. Gemiti e respiri sfocano il corpo che mette in mostra la danza della donna animale.
Sono eccitata. Desidero strofinarmi su tutto il candore della carne tua, ed alla fine farmi riempire con il seme del disprezzo.
Amore, parola maledetta.
Amore, parola internamente cava da quando è detta lontana dal nostro prima.
Amore mi chiami tra i gemiti e i mugolii.
Amore mi chiami sconoscendomi.
Stanotte dormirei accanto a te, osservandomi nello specchio il volto abbruttito, trasformato in quello di una puttana dal trucco esagerato. Ma il mio è invisibile agli occhi altrui, solo io posso vedere il tormento del mio riflesso.
Dentro la carne custodisco magma, il gelo di parole invisibili pietrificano irreversibilmente la mia forza.
Mi barrico dietro l'orgoglio, dietro la stanchezza di chi troppo ha corso per raggiungere una meta che si allontana.
Lentamente scivolo nel sonno, insieme a queste mani che dolci mi cullano.
2 Luglio 2011 – h 1.08