Nei discorsi chiusi tra le pareti della testa, quando si parla di te, c'è sempre un prima ed un dopo. Una lama ha scisso un percorso che avrei voluto tutto nostro, una strada da cui potessimo ammirare ogni colore. Invece una patina grigia ha occultato la bellezza che spettava ai miei occhi. Ho smesso di vedere ciò che prima consideravo nostro. Niente ci appartiene, siamo due esseri non legati. Ciò che è tuo non può esser mio. Non mi riferisco a cose ma a emozioni, a vorticose vibrazioni che si sentono sulla pelle, rare; ma una volta sentite diventi consapevole di cosa sia la gioia. La vera Gioia.
Non riesco a sentirti, è spesso il vetro che separa la mia anima afflitta dalla tua. Gemiti e respiri sfocano il corpo che mette in mostra la danza della donna animale.
Sono eccitata. Desidero strofinarmi su tutto il candore della carne tua, ed alla fine farmi riempire con il seme del disprezzo.
Amore, parola maledetta.
Amore, parola internamente cava da quando è detta lontana dal nostro prima.
Amore mi chiami tra i gemiti e i mugolii.
Amore mi chiami sconoscendomi.
Stanotte dormirei accanto a te, osservandomi nello specchio il volto abbruttito, trasformato in quello di una puttana dal trucco esagerato. Ma il mio è invisibile agli occhi altrui, solo io posso vedere il tormento del mio riflesso.
Dentro la carne custodisco magma, il gelo di parole invisibili pietrificano irreversibilmente la mia forza.
Mi barrico dietro l'orgoglio, dietro la stanchezza di chi troppo ha corso per raggiungere una meta che si allontana.
Lentamente scivolo nel sonno, insieme a queste mani che dolci mi cullano.
2 Luglio 2011 – h 1.08
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