Il colosso di Marussi - Henry Miller
Raschiano carne le costole
Sono il promemria di un tormento
Prego ogni notte affinchè squarcino la materialità che riveste
Stretto è il varco tra la gola per vomitare il cuore
Si dilata nella danza ritmica e agognante
Soffoco
Incapace di esocitosi vitali
Un foro
Da cui possa sgorgare tra lo strisciante flusso ematico
Solo un foro chiedo
Ci sono persone che sono specchi.
A volte tra la gente scorgiamo un pò della nostra storia ed allora ci stupiamo di come possa accadere. La leggiamo in uno sguardo, nel movimento delle mani, in certe espressioni del viso o in alcuni pensieri scritti tra blog di volti sconosciuti.
Noi che cerchiamo sempre l'unicità.
La vita non è che un riclicare di sensazioni e storie.
Collezionavo autolesioni fotografate. Come emorragie incompiute. Stringevo le carni morbide con elastici dal piccolo diametro. Poi scattavo.Emostatica situazione cercata. Che lasciava segni simili a frustate avvolgenti. Mi regalavo passivamente alle prove cercando differenze tra il soffrire fisico e l'altro soffrire. Il primo lasciava visibili tracce.Il secondo irrigidite espressioni.Un lundedì usai metri e metri di elastico partendo dal collo fino alle caviglie mi strinsi. Tiravo le due estremità rischiando il soffocamento allentai la presa qualche secondo e poi ripresi fino a sera sdraiata sul letto. Non squillò mai il telefono. Le altre finestre si illuminavano per le ore serali. Alle 20 mi liberai controllando il risultato di visibili tracce segnavano le carni. Alzando lo sguardo sul viso irrigidite espressioni invecchiavano i miei lineamenti. Sentii il bisogno di baci. Di essere baciata tutta. Scesi in strada sopra tacchi alti e sottili schivando il traffico lo attraversai diverse volte da un marciapiede all'altro le auto suonavano frenando. Sentivo il bisogno di baci. Di essere baciata tutta.
LUMINAL - ISABELLA SANTACROCE
La Tv accesa rovesciava il mondo quella mattina fuori pioveva e io contavo le vene dei miei polsi posandoci sopra spilli premevo per godere dell'apparizione di piccole perle rosse nate-da-succhiare insaporivo la lingua colorandola e così insistevo nella piacevole tortura scoprendomi abile nel gesto sceglievo quelle piu spesse e scure in prossimità del palmo incurante delle linee della vita e delle altre mi deliziavo trafiggendomi con cromati aghi che lasciavo verticali infilzati per metà dentro come bandierine sulla luna. Fuori pioveva e la tv accesa rovesciava il mondo sul mio polso metallico teso verso il soffitto eroico e mestruo che rigava l'interno del braccio sinistro disegnando nuove vene esterne. Posando in penombra scattai Polaroid per la mia collezione di autolesionismi, poi presi il profumo di mia madre e lasciai cadere dentro gocce di sangue migliori sicura che il vetro blu avrebbe nascosto il mio segreto l'agitai sdraiandomi soffice del suo letto a due piazze e immaginai il momento dell'uso della fresca fragranza floreale e immaginai il suo collo bagnato di me passeggiare baciato da amanti e immaginai i suoi seni masturbandomi mi alzai toccando la finestra guardai due cani montarsi mentre milligrammi di incoscienza svanivano lasciandomi invadere l'imperfezione della mia esistenza piansi e chiamai le tenebre."
Luminal - Isabella Santacroce
Mi sentivo preso di mira da una forza ignota e ad ogni passo si accresceva la mia ansia. Mi apparve allora una ruota dentata, e poi altre, in successione. Pur temendo che fosse giunta la mia ultima ora, camminavo a testa alta. Le ruote dentate continuavano a moltiplicarsi e all'improvviso incominciarono a vorticare con moto sempre più veloce. Nel medesimo tempo la pineta a detra, con i suoi rami intrecciati, mi parve trasparente come un sottile cristallo sfaccettato. Sentii il cuore battere ed ebbi più volte la tentazione di fermarmi ai margini del sentiero. Ma neppure questo mi fu possibile, come se qualcuno mi sospingesse...
La ruota dentata e altri racconti - Ryunosuke Akutagawa
Non si suicidò mai con lei. Tuttavia il non avere mai neppure sfiorato quella donna lo colmava di una sorta di soddisfazione. Talvolta lei gli parlava come se non si fossero mai confidati nulla. Ma un giorno gli consegno una bustina di cianuro di potassio dicendo:
"Con questo possiamo stare tranquilli".
In effetti gli diede sicurezza. Sovente, seduto su una poltrona di vimini, in solitudine, posava lo sguardo sulle tenere foglie di una pasania e il pensiero indugiava ineluttabilmente sulla quiete che la morte gli avrebbe donato.
La ruota dentata e altri racconti - Ryunosuke Akutagawa
La incontrò per caso sulle scale di un albergo. Pur essendo di giorno, il volto della donna pareva soffuso del chiarore lunare. La seguì con lo sguardo (non si conoscevano) e provò una tristezza sino ad allora ignota.
La ruota dentata e altri racconti - Ryunosuke Akutagawa
Cupe nuvole celavano il fiume Sumida. Dal finestrino del piccolo treno a vapore egli contemplava i ciliegi dell'isoletta Mukojima. I ciliegi fioriti gli parevano uno spettacolo triste, quasi fossero una fila di stracci. Eppure in quegli alberi piantati all'epoca Edo egli finì per riscoprire se stesso.
La ruota dentata e altri racconti - Ryunosuke Akutagawa
INFORMARMY.com: Strage di Api: sotto accusa la Bayer, il serial ki...: di Vincenzo Salerno L'Ape Maia grida Vendetta ! Un'inchiesta [1] che non ti aspetti, anni di silenzio durante i quali il PM Raffaele Guarin...
Io vorrei, superato ogni tremore
giungere alla bellezza che mi incalza,
dalla rovina del silenzio, fonda,
togliere la misura della voce
e cantare all'unisono coi suoni;
stamparmi nelle palme ogni vigore
in crescita perenne e modulare
un attento confine con le cose
ov'io possa con esse colloquiare
difesa sempre da incipienti caos.
Vorrei abitare nel segreto cuore
centro d'ogni più puro movimento,
animare di me gli spenti aspetti
dei fantasmi reali e riplasmare
le parabole ardenti ove ogni grazia
è tocca dal suo limite. Variata
stupendamente da codesti incontri
numererò la plurima mia essenza
entro un solo, perenne,
insistere di toni adolescenti.
Nell'aperta misura delle ali
del più libero uccello,
nel vigore degli alberi,
nella chiarezza-musica dei venti,
nel frastuono puerile dei colori,
nell'aroma del frutto,
sarò creatura in unico e diverso
principio, senza origine ne segno
d'ancestrale condanna.
E so, per questa verità, che il tempo
non crollerà spargendo le rovine
dei violati contatti alla mitezza
del mio nuovo apparire, né la sacra
identità del canto verrà meno
ai suoi idoli vivi.
Tu insegui le mie forme,
segui tu la giustezza del mio corpo
e non mai la bellezza
di cui vado superba.
Sono animale all'infelice coppia
prona su un letto misero d'assalti,
sono la carezzevole rovina
dai fecondi sussulti alle tue mani,
sono il vuoto cresciuto
sino all'altezza esatta del piacere
ma con mille tramonti alle mie spalle:
quante volte, amor mio, tu mi disdegni.
Lasciando adesso che le vene crescano
in intrichi di rami melodiosi
inneggianti al destino che trascelse
te fra gli eletti a cingermi di luce...
In libertà di spazio ogni volume
di tensione repressa si modella
nel fervore del moto e mi dissanguo
di canto «vero» adesso che trascino
la mia squallida spoglia dentro l'orgia
dell'abbandono. O, senza tregua più,
dannata d'universo, o la perfetta
nudità della vita,
o implacabili ardori riplasmanti
la già morta materia: in te mi accolgo
risospinta dagli echi all'infinito.
Ma con le cifre fervide del cuore
descriverò l'analisi notturna
delle nostre rovine.
Quando su me ti conducevi assorto
come sulle macerie si conduce
un aggraziato termine di maggio
e, tutta illuminandomi, sostavi
alle crepe tremando di un astratto
cenno di salvazione, o d'una piaga
esprimendo il concreto esterrefatto
in bagliori di veli,
o, toccando il mio vertice, in un grido
permutavi il dolore in esultanza
freccia puntata d'ogni tentazione...
E come ti sfuggivo inorridita
delle mie stesse grazie, innamorata
invece
della fragilità delle mie spine.
Beati coloro che si baceranno
sempre al di là delle labbra
varcando dei gemiti
il confine del piacere
per cibarsi dei sogni.
Alda Merini, da “Beati coloro che hanno”
"Osservo il crimine dell'illusione creare teatrini urbani di marionette, appese a invisibili fili di speranze amare. Osservo. Implacabilmente osservo lo spettacolo della quotidianità bastarda che vuole sudditi umili e alienati. Puro campare per campare per molti. Anestetizzarsi e sorridere. In vena. Ancora. Ancora in vena."
Destroy - Isabella Santacroce
"Non posso che sentirmi impotente, chiudermi nel silenzio e cercare il vuoto, se mai questo fosse possibile. Questione di pratica. Forse. Ginnastica sterile per anime sensibili. Fantastico ordinare qualcosa del genere al cuore e aspettare che esegua servo. Troppo silenzio. In strada ancora c'è luce di quella bassa e fredda che trovi solo a fine anno. Luce scarica. Grigia come topi da metro dentro camere d'albergo pagate poche sterline. Che altro fare. Masturbatemi la bocca. Regalatemi l'isola che non c'è e merdate simili. Fatemi sentire una dea da venerare in ginocchio davanti al muro del pianto. La mia grandiosa bellezza. Masturbatemi la bocca, non chiedo altro."
Destroy - Isabella Santacroce
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