La felicità copre con scintillante oro, rubini e smeraldi, diamanti e lapislazzuli. È un fiore sbocciato, fecondato. Appassisce. Terminato il percorso lungo la circonferenza della ruota ti strappa dalle mani ogni ricchezza.
Amara e vile è la felicità.
Vivi ferita nella morte, mancante di ematici fluidi, organi pulsanti. La sole certezze sono la solitudine, l'incomprensione, ľincondivisione.
Vedova di uno sposo mai avuto.
E mentre sosti su panchine accarezzate dal vento, il volto rigato da pianti stanchi, ricominciano a cadere foglie da alberi che credevi morti, che hanno gemmato, fotosintetizzato, fecondato, fruttificato. Eccoli scarichi di colore pronti a morire ancora. Ed tu cieca, con gli occhi coperti da lacrime nere.
Smetti di morire. Di udire il silenzio protratto per mesi, anche anni.
Poi lentamente un incerto batter di cuore; si aggiunge una nuova voce, parole rassicuranti, menzogne, silenzi raschianti, versi e lacrime.
Mai fermare lo strumento circolare.
Arriva ancora la pace che stende i muscoli, che appesantisce le palpebre la sera. Carezze dolci di cui la pelle serba ricordo, carezze che la distanza non sbiadisce. Luce negli occhi, labbra che attendono baci.
Ora so che tutto torna. Ora so che tutto muore. Ora so che tutto torna.
31 Agosto 2011