SCIPIONE. E tu ci credi agli dei?
CALIGOLA (ironico). Se permetti, questo resterà il grande segreto del mio regno. Tutto ciò che mi si può rimproverare oggi è di aver fatto qualche piccolo progresso sulla via della potenza e della libertà. Per un uomo che ama il potere, la concorrenza degli dei è seccante. Io l'ho eliminata. Ho dimostrato a questi dei effimeri che un uomo, se ci si mette, può esercitare senza nessuna pratica il loro ridicolo mestiere.
SCIPIONE. Ecco dov'è la bestemmia.
CALIGOLA. No, Scipione, la chiaroveggenza. Ho semplicemente capito che c'è un solo modo di eguagliare gli dei: basta essere crudeli quanto loro. (Furioso.) Nelle mie notti senza sonno ho incontrato il destino. Non puoi immaginare che aria idiota che ha. E monotona: non ha che una sola espressione. Implacabile. Niente di più facile da imitare. Anch'io, caro Scipione, mi metto la maschera. Me la metto (mette le mani sul viso) ed ecco che divento a mia volta dio, morte e destino, mentre un mio tragico sospiro investe le vite di quelle migliaia di uomini che hanno avuto la debolezza di affidarsi agli dei.
SCIPIONE. Ecco dov'è la bestemmia.
CALIGOLA. No, Scipione. E' arte drammatica! L'errore di tutti quegli uomini è di non credere abbastanza nel teatro. Se no saprebbero che a chiunque è permesso di recitare le tragedie celesti e farsi dio. Basta indurirsi il cuore.
Caligola - Albert Camus