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Primavera nera
Io sono lo spazio nero in cui irrompono le gemme con angoscia - Henry Miller -
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Books, Letteratura 1commenti

LA STREGA: Verso l’alba mi ero appena addormentata, quando sono stata risvegliata dalla folla che urlava fuori della prigione. Ero sgomenta e mi sono messa a piangere, ma è stato inutile, dato che tutto era stato ormai deciso. Mi sono arrampicata fino alla finestrella del soffitto e di lassù ho guardato il cortile. C’era già la carretta e c’era anche il prete; ma ancora non riuscivo a vedere il boia. Il sole stava per levarsi; non c’era una nuvola in cielo. Stavo lassù e guardavo la gente. Ora cominciavo a distinguere le loro facce. Le loro voci mi entravano negli orecchi ed erano come dei sinistri richiami di uccelli malvagi... Guardando le mie mani che si aggrappavano alle sporgenze del muro, mi sono accorta che le unghie erano spezzate e annerite per il sangue, mentre le nocche, tese da tutta la forza che avevo, diventavano sempre più bianche. Ho sentito delle voci più nitide che ora venivano dal corridoio; poi la porta si è aperta; io sono caduta giù e mi sono trovata con la fronte contro delle grosse tavole che puzzavano di paglia marcia. Mi hanno afferrato per la vita e, tenendomi le spalle, mi hanno messo al collo un collare di ferro. Ero tutta intirizzita e allora non potevo né parlare, né gridare. E neppure camminare. Ma loro mi tiravano con la catena e così dovevo seguirli per forza. Mi trascinarono attraverso una scala di pietra ed ogni volta che cadevo mi sembrava di soffocare. Mi tiravano con la catena, però non mi misero le mani addosso come le altre guardie. Questa volta non mi sghignazzavano dietro. Stavano in silenzio e dimostravano una certa paura. Era perché sapevano che Lui mi seguiva e mi stava vicino. La porta si è spalancata; la luce del sole mi ha picchiato negli occhi. C’era come un grido nel sole mentre la brezza mattutina alzava la polvere per buttarcela in viso. Stavo seduta sul carro con le spalle voltate ed ero legata in modo da essere costretta a tenere la testa piegata contro il petto e così, ogni volta che il carro si scuoteva, sentivo male, perché il ferro mi serrava la gola. Ma non ho gridato. Il dolore mi ha aiutato; le pietre della strada mi hanno aiutato e lo scricchiolare delle ruote mi ha aiutato: non c’era niente davanti a me e niente dietro di me. Tenevo gli occhi chiusi e la luce del sole mandava delle ondate rosse attraverso le mie palpebre serrate e sentivo il rumore dei passi di molte persone. Ora la polvere della strada, in mulinello, formava come un fumo. Sentivo il respiro della gente intorno a me, avvertivo il battito dei loro polsi e il dilatarsi dei loro occhi. Ora c’era un gran silenzio. Come siamo arrivati all’incrocio mi hanno slegata e ho piegato indietro la testa. Al di sopra dei pini c’erano delle strisce sottili di nuvole allungate, come fossero delle mani. Allora mi è arrivato il fumo del fuoco. Veniva da un enorme rogo e tutti cominciavano a tossire. Il fuoco è divampato: era una fiamma enorme che arrivava a bruciarmi il viso. Allora mi sono girata e mi sono accorta che dietro di me c’era Lui... La sua bocca ha sorriso, i suoi occhi sono diventati grandi e limpidi e Lui mi è venuto vicino vicino; ho sentito il suo respiro contro la mia guancia e Lui ha portato la mano sul mio fianco. Allora mi sono girata verso il rogo e ho alzato le mani sopra la testa. Mi sono drizzata sulle punte dei piedi per allungarmi quanto potevo e ho riso. Ridevo ma il mio riso era quello di un bambino piccolo; poi ho cominciato a gridare e, quasi a mia insaputa, tra le grida sono comparse delle parole, come pesci che guizzano in un torrente: «Ecco la ruota è in moto / scorre la sabbia. / Grido d’uccelli notturni / ecco l’albero cade / la vipera trema. / Ora la ruota si ferma / c’è solo silenzio. Bisogna saltare / la sabbia è finita / dalla montagna giungono urla. E si spalanca / il greto del fiume. Ecco che ora / sono arrivati... » Dopo mi hanno picchiata con un bastone sul braccio e così sono caduta. Mi hanno legata alla scala che hanno alzato sopra il fuoco: il fuoco mi è venuto incontro attaccando i miei vestiti. Prima che finissi sopra il rogo, già bruciavo come una torcia. Si sono messi a cantare un salmo, ma ormai non avevo più paura. Lui teneva il suo grande corpo davanti al mio e insieme ci siamo immersi nel grande lago; Lui mi ha avvolto e non avevo più freddo.

Pittura su legno - Ingmar Bergman


20:11



1 response to " "

  1. La Furiosa ha detto...
    20 novembre 2011 alle ore 05:10

    Bello.


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    Silenziofila, misofoba, eccessivamente selettiva, solitaria, paranoica, perfezionista. Amo: i libri, il suono fragile del violino, la notte, il suono delle parole greche, Egon Schiele, l'erotismo, le spine iliache sporgenti, le foto in bianco e nero. Odio: le leggi, le etichette sociali, le persone irose, la televisione, invecchiare.
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