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Primavera nera
Io sono lo spazio nero in cui irrompono le gemme con angoscia - Henry Miller -
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Encuée - Pierre Bisiou

Books, Eros, Fantasie, Letteratura 2 commenti

La leccornia è di una infinita delicatezza, di fatto. Sono dietro il tuo culo proteso, il tuo culo spalancato voglioso, mi accosto, ci sono, allargo un pò, scopro la tua rosetta. Tutto è così bello! E' l'occhio magico che mi guarda dal tuo intimo. La bocca sacra delle parole contro natura. Il buco del tuo culo, vi passo prima la lingua più tesa che posso. Come il palmo della mano in precedenza contro il pube. Diverse volte. E' necessario che brilli, che risplenda di saliva perchè l'amore è acquoso, soprattutto come lo pratichiamo insieme tu e io.

 

Non devo più mollare il tuo culo, lo si avverte dai miei gesti e nei tuoi atteggiamenti e in tutto ciò che mimiamo insieme. Ci concediamo alcuni secondi esaltati, penetranti, vivaci, accelerati. Il genere di pratica che una volta avviata è senza domani: siamo pronti a morire d'inculata questa notte. Deliziandoci moltissimo. Un tempo. Una notte.

E' meraviglioso quanto sei bella, mia gabbia per uccelli. In altri secoli avremmo potuto piangere fin da questo istante, senza aspettare tutto il resto.



Cinguettio a cui "Sì..." rispondo accelerando il ritmo perchè ti piace così. E i tuoi sospiri d'affrettarsi quando reclami altre parole carnali più spinte per infiammare la tua immaginazione che non ne chiedeva tanto, in fondo, non esattamente tanto

Oliato dalla tua bocca, il mio batacchio lietamente scivola nel tuo pertugio innamorato, aperto, beante, appetibile, offerta di delizia. Schlack!


Abbiamo parlato tanto, lei si è tanto accarezzata, che non ne posso più e lo avverte e si gira offrendo il suo posteriore adorabile alla mia concupiscenza e il suo occhio grinzoso al mio glande. Mi riseva una tenera accoglienza.


Poggio la macchina e m'accosto al tuo sesso. Sulle tue dita che s'agitano cospargo una densa saliva, la tua mano sinistra si è posata sui seni, oh, leggermente, pian pianino, lo sfioramento di uno strato di piume. Ti lecco la parte inferiore della fica, con la punta tesa perlustrando l'emtrata della vagina e lasciando campo libero là sopra a quel ditalino che in questo momento non appartiene che a te.
Sono a metà tra spettatore e agente.
Mi vuoi ma non troppo.
E' tipico delle clitoridee più integraliste ancora.


Inculavo, e pensavo a volte, cammin facendo, alle corolle dei fiori che avrei voluto aprire delicatamente, con la punta delle dita, fino al calice, trattenendo il respiro, piegato su quelle vulve quasi trasparenti da essere così fragili e lisce e pure.


Colui che estrae il suo membro insanguinato lascia una traccia perenne in ogni donna così presa per la prima volta. Colui che rimesta il suo bastone in culi imburrati raggiunge qualcosa d'altro, l'effettivo destino, con il glande tocca finalmente la vita in tutta la sua acredine. Persino la sa anteriorità si cancellerà dalle memorie in assenza di segno definitivo.


Adoro vederti su di me. Quando t'impali sul piolo, mamma mia,. Quando le mie mani vanno e vengono dal tuo petto alla tua passera, ti afferrano i frutti che riposano sulle mie cosce, quando ti succhio i seni se pieghi verso di me il tuo busto sodo e attraente.

Questa posizione seduta richiede più sicurezza di sé di quanta tu ne abbia, o meglio, un senso della conduzione più forte.



Inizio con dei movimenti più vivaci, dei vai e vieni eccitati, dei colpi a imbottire il tuo essere più accogliente di un'ania pulita. Lo senti? Oh, si! E metto la mano sul tuo stomaco e sento le vibrazioni dei miei assalti che si ripercuotono là dentro, in tutto il tuo didietro di sgualdrina avventurosa. Questa percezione è così vertiginosa, trapassante. La voluttà dell'onda che ti attraversa è un effetto favoloso.


Un giorno avrei voglia di allestire una istallazione lambiccata, con telecamere e svariati schemi che diffondano in diretta i nostri accoppiamenti carnali ma scomposti in un puzzle numerico, con echi, immagini che si duplicano, si sovrappongono, qualcosa di complesso, ecco, qualcosa con prospettiove differenti. Penso a questo talvolta. Come per le foto, tra il bisogno di moltiplicare le nostre percezioni e la paura di perderle, volontà di imprimerle da qualche parte. Ah, e poi, che ne farò nell'inverno, novantenne tremante di fronte a quelle lubricità passate? Bisogna dimenticare. Alla fine.



Posso, con uno schiocco della lingua, lasciarti intendere che saresti più felice con due membri nella passera e un vibratore gigante nel culo. Come fare, dunque, perchè il mio immaginario non diventi la tua ambizione? Per lasciare il fantasma al suo posto?


Sudori. Siamo storditi. Io sono ansimante e tu un ano radioso.


Mi dici: "Credi sia normale? Sai credo che non sia normale. Non è sano desiderarew tanto di far l'amore così. Desidero farlo così più ancora che per la via normale. Non è normale, dì?".



In un batter di ciglia, il mio medio destro sprofonda lui pure nel tuo ventre ed eccoti doppiamente masturbata ed emetti gridolini stesa sul lenzuolo spiegazzato. E ciò, veramente, tu adori che te lo faccia, come mi confessi tra sospiri dopo che t'ho interrogato nel cavo dell'orecchio sulle tue impressioni senza cessare i miei movimenti maliziosi.


Vorrei potertelo far sentire. Sapendo che anche tu senti tutto ma altrimenti. Tu senti come una invasione del culo, come il bolo fecale che ti deforma all'interno ma per entrare, non per uscire, perciò direi come un corno di toro che spinge per sfondare. Sapendo che la via non è quella buona, quella della natura, quella del divenire della specie, quella non so come dire, della buona pratica, sapendo che la via non è quella della buona condotta, la tensione è ai livelli massimi, violenta, la sensazione che il tuo culo, no, che il tuo corpo stia per esplodere letteralmente!

 
Girati come siamo, è abbastanza inconcepibile tentare quel che mi passa per la testa, come succhiarti la lingua. E' eccitante tuttavia, nel contesto, di succhiarci la lingua ciascuno l'uno dopo l'altra. Benché non tutti la pensino come me. Degli amici non lo hanno mai amato o non hanno mai compreso mentre altri anche i denti volevano.

L'occhio del tuo culo al momento si è chiuso. Si contrae poi. Piccola bocca di piccolo animale che reclama un pasto. O che. Spingo, non sforzo, premo, allento, premo, allento, finchè ti unisci a questa respirazione arrotonando il tuo anello anale, dimenticando i tuoi muscoli, aspirando dallo sfintere una potente bramosia di penetrazione.

 
Il mio dardo vibra per il generoso flusso sanguigno che i miei ormoni richiamano a sostegno per farcirti in profondità. Disteso, la mia fovea si riempie di questa immagine di te assolutamente superba, totalmente dedicata all'avidità del corpo. Devo farmi violenza per non straziarti il culo con frenesia. Lo immagini?








14:15



2 responses to "Encuée - Pierre Bisiou"

  1. Squilibrato ha detto...
    2 marzo 2012 alle ore 18:06

    Bello questo racconto e non scade mai nel volgare. Deisamente eccitante. Tornerò a rileggerlo ancora.

    Ametista ha detto...
    2 marzo 2012 alle ore 21:27

    Il libro è tutto composto da frammenti-immagini, io ne ho selezionati alcuni.
    Si tratta della prima opera di un autore abbastanza sconosciuto, speriamo pubblichi altro in Italia.
    Ti consiglio di leggere il libro in coppia. A presto.


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    Ametista
    Silenziofila, misofoba, eccessivamente selettiva, solitaria, paranoica, perfezionista. Amo: i libri, il suono fragile del violino, la notte, il suono delle parole greche, Egon Schiele, l'erotismo, le spine iliache sporgenti, le foto in bianco e nero. Odio: le leggi, le etichette sociali, le persone irose, la televisione, invecchiare.
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