Ritorno a dimenticarmi.
Le parole sono pietre possenti
Sprofondano opprimendo la carne
Spremendo dal cuore un succo dolce di morte
Le parole sono lame
Denudato il corpo si riempie di decori
Tu osservi il sangue dalle linee sgorgare
Solo quando il corpo cade esangue il dolore ti tocca
A terra voglio stare giacente
A terra abbracciami sangue
3 Dicembre 2013
Capita a volte che il desiderio di morire torna prepotente perché insostenibili presenze inquinano l'animo irreparabilmente.
Gioisco al pensiero di una vasca calda in cui cullare le membra, diffondere il sangue mai più inquieto.
10 Novembre 2013
Un'elemento costante mette in testa una sola ipotesi.
Avrei preferito domande dirette, avrei risposto perché sono una persona aperta, non ho mai negato la parola a nessuno. Ho solo deciso per me, anziché vacillare nelle attese del futuro nulla. Quel che ho compreso dopo è tutt'altra storia.
Ora l'accorgermi di intromissioni sottili provoca un enorme fastidio e una delusione altrettanto vasta.
Necessito di bisturi linguistici e fotografici
Liberare il corpo da muschi e licheni
Sezionarlo in frammenti uccidendo l'unità irreale
Lo scheletro, unico adamantino sostegno
Rifiorisce nella morte
Si adorna con fiori dalle enormi corolle
Lo avviluppano docili cauli
Su di esso innumerevoli larve schiudenti
Lasceranno cadere polvere di oro al battere di future ali
Lascio Catania alle spalle
Trovo un cielo grigio e compatto ad abbracciarmi
Una sacca di lacrime si schianta sul petto
Si fracassa lasciando rotolare ogni goccia di amara lontananza
Scorre la mano sul ricordo di un'impronta dentaria
La pelle serba ricordi temporanei
Lascia scaglie di pelle adagiarsi nella mente
In attesa di futuri marchi di possessione
Vieni a rapirmi e dentro questo ardente
Panorama di sogno a rinverdirmi.
Vieni allo spazio della vita mia,
Cambiamento di tempo: se sei uomo
Devi divaricare la mia mente,
Ma se sei donna non avrai salute
Né fame né ricordo maledetto.
Rammento solo che son fatta eguale
Al tuo fango e resisto al tuo costato;
Chiamami nume e poi chiamami Athena
Ma soprattutto chiamami tua donna,
O fiore di domanda doroso.
Alda Merini da Ballate non pagate
Rendimi i miei capelli,
non portarli con te nelle tue pene,
inebriami di baci, come statua
che abbia compiuto musiche maggiori.
O coscia del destino semiaperto,
lascia che ti ricami una chimera
sull’avambraccio
prima che la follia del tempo
divori le caviglie.
Sei nata donna
ma tu sei così oscura
come tranello in cui tema il piede
di orizzontarsi. Sei la mia dimora,
la dimora traslata dalle vigne
che fa tacere anche il pavimento.
da Ballate non pagate - Alda Merini
Mi separo dal circostante, resto lontana dai tessuti imbrattati di polvere di falsità che veste la gente. Disgustata evito il contatto da anni, lascio che a toccarmi siano solo tessuti cerati sui quali far scivolare silenzi colmi di rancore, invidia.
Preferirei il suono di parole che si frantumano sull'asfalto per mostrare al meglio la cerea pelle.
Assisto a metamorfosi di volti umani, divengono simili a serpenti, lunghe lingue scorrono tra natiche dorate. Sperano anch'esse di divenire color dell'oro.
Visioni nauseabonde, conati di vomito, la testa piena di dissenso.
Tutto appare un turbinio. Un vorticare di miasmi e immagini infette a cui non farò mai parte, non c'è banchetto virulento a cui desidero unirmi, ho già testato i morsi di falsi denti sulla carne e dall'impronta è nato nuovo derma.
"Felici i giorni in cui il fato ti riempie di lacrime e arcobaleni
Della lussuria che tenta i papaveri con turbinii e voglie."
Franco Battiato - Tra sesso e castità
Era come se l’irrimediabile si fosse compiuto:
In fondo ai giardini dei nostri sogni
Più belli dei sogni più belli dei nostri numi,
Colti attraverso misteriose armonie
In noi esploderanno sogni divini
E poesie bugiarde
Di cui ascolteremo le strofe infinite
In sogno.
E i venti incurveranno gli alberi fino a terra,
Alberi più sontuosi del tramonto,
Recante frutti di porpora e d’oro, di diamante
Dai riflessi allettanti,
Con occhi di misteriosi smeraldi
Che scagliano misteriose fiamme…
E i venti piegheranno gli alberi e i nostri corpi
Ai legni strapperanno le loro musiche interne,
E le nostre voci lanceranno musiche sublimi
Negli androni di foreste selvatiche dalle alte cime
Fluenti d’oro.
Per meglio cogliere l’anima dei nostri domini,
L’anima notturna decadente e crepuscolare,
La grande anima tenebrosa e divina
Ci incammineremo lungo il sentiero azzurro che porta
Di fronte al tramonto.
Sfavillante di sfarzo e di armonia
Come un rosone nel cuore di un tempio immenso.
E là ascolteremo la cadenza immortale
Delle linee e dei corpi ritmati
E di gotiche balaustre profumate
Dalla dolcezza dei corpi amati
Dagli uomini con grandi anime cadenzate,
Dai poeti profumati.
Eno 1915
La sua anima di poeta ahimé era partita
Tra i suoni musicali e gotici di una sera
E meravigliosamente tra le sartie nere
Il sole inclinava la sua carena ingiallita.
Allora ero venuto nella mia malinconia
A vedere la spoglia di quest'uomo divino
A vedere la bellezza dove si forma come un repositorio
Il pensiero sublime scintillante e fiorito.
Gli organi del mare facevano un rumore di folla
Le funi rantolavano con un rumore d'onda
Tra le fiamme d'oro di ceri che piangevano.
E voci s'innalzavano dal velluto e dall'oro
Del grande vascello che processioni adornavano
Ai suoni dolcissimi emessi dai flauti della morte.
1914
Se avessi potuto baciarti le labbra mi avrebbero trasmesso un sapore di nostalgia.
Ricordi di notti incomprese, di stanche ed elaborate fasi pre-sonno.
Il cuore è livido per quel che non può fare la lontananza.
Guizzano nella testa comete, divengono frammenti di parole iridescenti. Tu sei in quei frammenti che raccolgo avida, ne perdo alcuni che alla mente non torneranno più.
Mio Dono inaspettato, hai altre lezioni da insegnarmi.
Hai schiuso con candide mani un verbo che non credevo più poter usare per un essere diverso da me.
Prima di te notti insonni, parole celate e chiamate fatte lontano da pareti coniugali. Silenzi da capire ed una pazienza da sfoggiare.
Anni in cui tutto si ripete e la stasi si rivela.
Affogo in un amore fatto di notti e silenzi.
Un taglio.
Affogo nel mio nero più scuro, nel mio silenzio più denso. Non c'è più la carne a cui appigliarmi. Totalmente disintegrata.
Trovo lo Spirito per la ricostruzione, l'Essenza da cui partire.
Lentamente ogni meccanismo trova la posizione. Tutto è completo.
Indosso nuove vesti quando tu giungi a me. Con semplicità spiazzante mi incanti. Il tuo viso ha la trasparenza dell'acqua.
Non ho chiesto nulla alla vita e tu sei arrivato. Mi insegni a non fermarmi tra lo scorrere del tempo.
Mescoliamo i corpi ed i fluidi, sempre con intensità, mai con movimenti sprecati.
Quando eri qui ci siamo spogliati con più cautela, per non far sentire al piccolo borgo il fruscio degli abiti senza i corpi. Ci siamo amati come le persone normali, con i desideri nella testa ed il pudore sul corpo.
Una tua frase si è incastrata tra le valvole del cuore per diffondere nel corpo la gioia di appartenerci.
La prima volta che ti ho visto non ti ho riconosciuto, ho sentito un senso di estraneità.
Ero imbarazzata e nervosa. L'attrazione provata nei mesi di attesa si è sovrapposta al disorientamento e al timore.
Ho la sensazione di averti incontrato per la prima volta nel corso della mia esistenza, vorrei che restassi sempre anche al mio fianco, dal cuore non potrai andar mai via.
Vorrei trovarti ancora, anche quando le anime sfuggiranno dalla materialità che stanno vivendo su questa terra.
Questa primavera, come arriva, esplode in
falò verdi, selvatico soffiare verde di
alberi, di cespugli, fioritura di pruni che si
levano in ghirlande di vapori, tra
il bosco che brulica e brividi di giunchi
d'acqua.
Sono stordito a tutto questo sprigionarsi, questo
divampare di fuochi verdi, luci sul nero della terra, questa
folata di crescita, questi soffi di vapore che
vanno in selvatici vortici, come
volti di uomini sbocciati sotto il mio
sguardo.
E io, che specie di fuoco sono io, tra tutto
questo bruciare della primavera? Sono quello che manca,
io. Nemmeno pallido fumo come il resto della
gente, meno del vento che corre al fiammeggiante
richiamo.
Da tre settimane ho prurito al braccio, esattamente nel punto in cui si piega.
Poiché credo nei messaggi del corpo, nella non casualità di un disturbo che si ripete, ne ho cercato il significato e posso solo confermare.
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Ogni Sintomo è un Messaggio - Claudia Rainville |
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